mercoledì 27 febbraio 2019

Il beato transito di San Gabriele dell'Addolorata nel ricordo del Padre Norberto di Santa Maria

Sul levarsi del sole, nella mattina del 27 febbraio, mentre io Norberto, gli sedevo al fianco, Gabriele mi disse tutto sereno:«Padre, l’assoluzione me la potrebbe dare adesso». Ma io non vedevo alcun aggravamento del male e non mi sapevo render conto di tale domanda. Qualche momento dopo, il tempo di recitare l’atto di dolore, egli mi disse: «L’atto di contrizione l’ho fatto. Padre mi dia l’assoluzione». Si scoperse il capo e si mise a mani giunte. Allora gli diedi l’assoluzione, cosa che ripetei nel momento in cui spirò. 
Ricevuta l’assoluzione domandò l’immagine dell’Addolorata, che teneva sempre in mano o sotto gli occhi o sul petto. Gli fu data l’immagine del Crocifisso con l’Addolorata. Gabriele la prese con trasporto, tutto giulivo se l’accostò alle labbra e vi diede molti baci. Poi se la pose sul petto con vivacità, con affetto, e fervore. Vedendo tutto ciò io ero come trasognato e come fuori di me, ed ero commosso fino alle lacrime. Anche gli altri presenti erano tutti commossi, Vedere con i propri occhi l’affetto, la confidenza, il fervore di carità, i modi teneri con cui faceva tutto questo, vedere sul suo volto traboccare tutta l’anima, era cosa che inteneriva i sassi. 
Appena ebbe applicata l’immagine del Crocifisso e dell’Addolorata sul petto, levati gli occhi verso il cielo, e dando verso il medesimo come uno slancio, disse con slancio accompagnato dal movimento di tutta la faccia: «Mamma mia, fa’ presto», accompagnando le parole con un accento che mi è impossibile descrivere. Poi, con maggiore calma e staccando bene le parole, aggiunse: «Maria, madre della grazia, madre di misericordia, difendici dal nemico ed accoglici nell’ora della nostra morte». Finita questa strofa e sempre accompagnando tutto da sé con grande sentimento disse: «Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nella mia ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace tra voi l’anima mia». E tutto ciò con una serenità, con una gioia tale sul volto che tutti noi presenti stavamo come trasognati, ma tutti edificati ed inteneriti. 
Appena ebbe finito di fare e dire quanto riferito, tacque con gli occhi bassi. E allora ci avvedemmo che Gabriele stava per spirare ma come uno che si mettesse a dormire. All’improvviso prende un viso tutto ridente e tutto devoto, apre con vivacità e slancio gli occhi verso la parete sinistra e a mezz’aria, con avidità e come colpito da qualcosa di grande e come oppresso da una grande maestà che ama, sospira e languisce d’affetto verso quella, e in questo stato senza nessun movimento, cessa di respirare e passa da questa vita come uno che si addormenta, con gli occhi fissi in quel luogo, con il volto ridente, con le mani calcate sopra l’immagine del Crocifisso e dell’Addolorata. Il volto di Gabriele era bellamente trasformato e come se da esso irraggiasse un’arcana luce.

Fonte: P. Norberto Cassinelli (di Santa Maria), Cenni della vita e virtù di Gabriele.






















giovedì 21 febbraio 2019

Un aforisma di papa Leone X contro il clero sodomita


Oggi, 21 febbraio, che nel calendario moderno ricorda la festa di S. Pier Damiani (in quello tradizionale, da noi seguito, la festa ricorre il 23!), vale a dire il maggior santo che si oppose al male della sodomia nella Chiesa (v. qui. Cfr. R. Cascioli, Pier Damiani aveva ragione sull'omosessualità, in LNBQ, 21.2.2018), si apre in Vaticano un vertice, voluto dal vescovo di Roma, per riunire i presidenti delle conferenze episcopali mondiali e discutere con loro sul problema della pedofilia nel clero. In realtà, come messo in luce da più parti, il vero male non è la pedofilia in se stessa dei chierici, ma quello dell'omosessualità dei medesimi (cfr. Anche il summit sugli abusi crea seri “dubia”. La lettera aperta di due cardinali, in Corrispondenza romana, 20.2.2019; «Vescovi, fermate la deriva omosessualista». Firmato: Burke e Brandmuller, in LNBQ, 19.2.2019; R. Cascioli, Abusi sessuali, un vertice con troppe censure e ambiguità, ivi, 21.2.2019).
Mentre i moderni si affannano a cercare di eludere il problema, per i veri cattolici non possono che essere accolte le disposizioni che la Chiesa, da saggia Madre, ha emanato nel corso dei secoli. Un allargamento delle maglie nel clero, su questo tema, non potrà che risultare dannoso e contrario a qualsiasi spirito di riforma vera della Chiesa. 

domenica 10 febbraio 2019

La vigilia della festa dell'Apparizione della Vergine a Lourdes ....

Il 10 febbraio 1638 Louis XIII dedicò, con un suo editto (c.d. Édit de Saint-Germain) il regno di Francia alla nostra signora in riconoscimento della nascita del futuro Luigi XIV. Fu il c.d. voto di Luigi XIII.
Questa data, che illustra i fondamenti cristiani della monarchia francese, fu commemorata ogni anno da cerimonie religiose  solenni durante tutto l’Ancien Régime.


Guillaume Coustou, Luigi XIII offre la corona alla Pietà - Monumento del Voto di Luigi XIII, 1708 circa, Cattedrale di Notre Dame, Parigi

Carle van Loo, Luigi XIII dedica la chiesa di N.S. delle Vittorie (Notre-Dame-des-Victoires) alla Vergine Maria nel 1629, 1748-53 

La manager convertita al cinema spirituale

Sebbene siamo lontani anni luce dalla linea editoriale della rivista settimanale dei paolini "Credere", nondimeno riproduciamo eccezionalmente, dal n. 2 del 2019 (13.1.2019), la copertina e l'articolo concernente Federica Picchi, la manager della finanza, che, convertita alla fede, ha inteso fondare la società distributrice di pellicole "di sani principi", la Dominus Production. Tra i film distribuiti vi sono tre dei quali il nostro blog si è occupato: Cristiada, God's not dead e God's not dead 2.
Con l'auspicio che possa distribuire altre e nuove bellissime pellicole. 
Buona lettura.




Anniversario del transito a Dio del Sommo Pontefice Pio XI di v.m.

Esattamente ottant'anni, il 10 febbraio 1939, fa rendeva la sua anima a Dio il Sommo Pontefice Pio XI Ratti.
Preghiamo che Dio abbia in gloria quest'anima eletta del Suo Servo fedele.





Cfr. Emanuela Campanile, Pio XI, 80 anni dalla morte, in Vatican News, 10.2.2019

lunedì 4 febbraio 2019

Rito della reposizione, al termine della processione, del S. Bambino di Praga, a Bari, presso la chiesa di S. Giuseppe, la sera del 2 febbraio 2019



Il primo video è del giornalista del Bild, Nikolaus Harbusch. Il secondo, da un'angolazione diversa, è del nostro amico Nicola Ninivaggi.



sabato 2 febbraio 2019

Un tropario greco nella liturgia latina del 2 febbraio

Un’annotazione liturgica sulla festa della Candelora.

Un tropario greco nella liturgia latina del 2 febbraio

Il 2 febbraio, le Chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la Purificazione della Beata Vergine e la Presentazione di Gesù al Tempio, 40 giorni dopo la sua Natività. In Oriente, questa festa riceve anche il nome Hypapante o “incontro al Signore” (l’espressione Occursum Domini, che è l’equivalente latino, è stato anche in uso in Occidente), un termine che ricorda il santo incontro tra Gesù bambino ed il santo vegliardo Simeone.
I menelogi greci usano per questa festa il tropario apolytikion che segue:

Χαῖρε κεχαριτωμένη Θεοτόκε Παρθένε· ἐκ σοῦ γὰρ ἀνέτειλεν ὁ Ἥλιος τῆς δικαιοσύνης, Χριστὸς ὁ Θεὸς ἡμῶν, φωτίζων τοὺς ἐν σκότει. Εὐφραίνου καὶ σὺ Πρεσβύτα δίκαιε, δεξάμενος ἐν ἀγκάλαις τὸν ἐλευθερωτὴν τῶν ψυχῶν ἡμῶν, χαριζόμενος ἡμῖν καὶ τὴν Ἀνάστασιν.

Ecco una traduzione:

Ti saluto, pieno di grazia, Vergine Madre di Dio: da te infatti è salito il sole di giustizia, Cristo nostro Dio, illuminando coloro che sono nelle tenebre; e tu, giusto vegliardo, rallegrati, perché hai ricevuto tra le tue braccia il liberatore delle nostre anime, colui che ci dona la risurrezione.

Questo tropario è stato tradotto nel Medioevo in latino ed è stato anche cantato in Occidente. Se non appare più negli attuali libri romani, si trova, invece, in quasi tutti i manoscritti medievali, ed è stato conservato in molti libri diocesani francesi ed esiste ancor oggi nel rito domenicano.
Ecco il testo e la musica, tratti da Variæ preces de Solesmes, 1901, p. 103:


Nel rito domenicano, questo tropario è la prima antifona cantata alla prima stazione della processione della Candelora. Eccolo, preso dal processionale del 1913:


È interessante notare che, sia in oriente sia in occidente, l’antifona è ancora cantata nel primo tono. L’inciso Χριστὸς ὁ Θεὸς ἡμῶν non è stato reso nel testo latino, forse perché non nell’originario in greco, la sua aggiunta successiva ha senza dubbio voluto chiarire il significato del testo.
Per la cronaca, ecco il testo slavonico del tropario del Santo Incontro:


L’inganno dei tempi morti – Editoriale di febbraio 2019 di “Radicati nella fede”

Nella festa della Purificazione della B.V. Maria o Presentazione di N.S.G.C. al Tempio, detta presso i Greci Υπαπαντή του Κυρίου υμών Ιησού Χριστού, rilanciamo questo contributo da Radicati nella fede.



Scuola verezelliana, Madonna della Purificazione, XIX sec., Lauropoli







L’INGANNO DEI TEMPI MORTI


Editoriale di “Radicati nella fede
Anno XII n. 2 - Febbraio 2019

C’è una sensazione strana, ci tocca vivere in un clima strano, quasi sospeso, dove sembra che non accada niente.
Il Limbo è stato frettolosamente accantonato dalla teologia cattolica e, ironia della sorte, sembra quasi di vivere in una sorta di limbo della vita della Chiesa, nel quale tutto è fermo.
Le speranze in un ritorno della Chiesa Cattolica alle sue antiche glorie sono ormai da tempo spente, mentre i fautori della primavera del Concilio, sempre più vecchi di età e forse anche nell’animo, stancamente propinano le lodi di una stagione della Chiesa che sarà registrata negli annali come la più grande catastrofe del cristianesimo mai vista.
È un tempo sospeso quello che si avverte, un tempo sospeso dove però, a forza di inerzia, la rivoluzione distruttrice del Cattolicesimo sta compiendosi nelle nostre terre. Gli ottuagenari figli del Concilio impazziscono nel loro vuoto di fede, ed esprimono la loro follia riformando il nulla che è rimasto: cambiare, cambiare, per convincersi di esserci ancora e per credere di contare ancora qualcosa per questo mondo! Stanno arrivando a cambiare ciò che avevano già cambiato, non per tornare sulla strada giusta, che sarebbe quella della Tradizione, ma per radicalizzare ancora di più le innovazioni nella disperata ricerca di qualcosa di interessante. Però, per questi agnostici tristemente annoiati, senza il senso di Dio, non ci potrà più essere nulla di veramente interessante.
Sono arrivati a stancarsi anche del loro messale e a parrocchie ormai vuote imporranno le loro nuove preghiere, forse pensando che il cristianesimo risorgerà perché Dio non induce più in tentazione e dona la pace non agli uomini di buona volontà, ma a quelli che egli ama! Siamo al ridicolo, che è tragico perché è a guida dei pastori.
Questi vecchi smantellatori non hanno più alcun entusiasmo, lo hanno perso occupando i posti di potere ed esercitando questo potere: quando si sono accorti che la primavera del Concilio non sarebbe mai giunta alla stagione della mietitura, come ipnotizzati nel loro sconcerto, si sono ostinati nell’unica opera loro possibile: impedire con ogni mezzo il ritorno dei fedeli e del clero alla Tradizione, cioè semplicemente al Cattolicesimo da cui provenivano.
Quanto più è stata fallimentare la loro riforma della Chiesa, tanto più è stata violenta la repressione della Tradizione: come in ogni dittatura occorre negare il passato, perché la gente non faccia confronti con il presente.
E soprattutto hanno creato un clima moralistico contro la Tradizione, proprio loro che della morale non importava più nulla: e mentre si preparavano a sdoganare tutto, divorzio – aborto – eutanasia – coppie di fatto e perversioni varie, si sono ostinati contro l’unico peccato rimasto, quello di volere la Chiesa come era prima della loro delinquenziale rivoluzione.
Ora sono stanchi, senza entusiasmo, spenti dentro, ma non cambiano in nulla la loro devastatrice prospettiva: sembra proprio un ottenebramento. Diventano, così, ridicoli e patetici nel gestire le ultime folli riforme nascondendo nervosamente la fine della loro chiesa.
Facendo così hanno bloccato il mondo cattolico al loro anno zero, quello del Vaticano II da loro mitizzato e falsificato; hanno bloccato tutto al loro anno zero e hanno così azzerato tutto.
La fregatura sarebbe entrare e vivere nel clima pestifero che hanno costruito, entrare tutti nel loro limbo, nel limbo dei distruttori del limbo. Molto mondo tradizionale rischia di vivere così e avverte l’attanagliante stretta del tempo morto. Troppo mondo tradizionale si fa definire dal clima fallimentare della neo-chiesa e, dopo aver reagito, sta lasciandosi andare a una stanca ripetizione di gesti e parole che non spera più in una rinascita della fede. Questo è proprio il segno del clima mortale della neo-chiesa agnostica.
Disse Gesù ai suoi discepoli: “Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze...” (Lc 12,35-36).
Così ci vuole il Signore, expectantibus, gente che aspetta in modo vivo e non rassegnato, è il segno della fede.
L’attesa poi, l’aspettare vivo, è sempre ricca di opere, di zelo buono, di una capacità di vivere l’amore a Cristo dentro ogni circostanza e situazione, desiderando sempre e sempre di più che molti si convertano e diventino cristiani, a partire da casa nostra.
Il tempo morto non esiste, è un inganno... il tempo o è con Cristo per l’edificazione, o è contro Cristo per la distruzione... e il nemico fuori e dentro la Chiesa fa vivere il tempo come morto per distruggere quello che resta.
Beati servi illi, beati quei servi che il Signore quando verrà troverà vigilanti... ma la vigilanza si chiama Tradizione! Il Cristianesimo vissuto secondo la Tradizione bimillenaria della Chiesa è lo strumento formale di questa vigilanza, perché, nell’obbedienza che ti chiede, ti impedisce di distruggere, nell’attesa del suo ritorno, il dono di Dio.
Invece il demonio costruisce i tempi morti, nei quali l’uomo, bambino annoiato, distrugge il dono di Dio come fosse un suo giocattolo: così hanno fatto della Grazia e della Chiesa.
Domandiamo una fedeltà operosa alla Tradizione, facendoci umili costruttori dell’opera di Dio, affinché quest’opera possa raggiungere i più.