domenica 31 maggio 2015

A chiusura del mese mariano






Francesco Trevisani, Virgo Sapientiae o Madonna che legge mentre tiene il Bambino, XVIII sec., Museo diocesano, Ancona


Giovanni Antonio de L'Aquila, Madonna della Misericordia, XV sec., Santuario Madonna della Misericordia, Petriolo

In onore della SS. Trinità: Te Deum



Ventura Salimbeni, SS. Trinità con i SS. Pietro e Bruno (?), XVII sec.,  musée Fesch, Ajaccio

Theodoor van Thulden, SS. Trinità con la Vergine e S. Bernardo, 1652


Arcangelo Testa, SS.Trinità, chiesa di San Rocco, Foggia

sabato 30 maggio 2015

Film "Giovanna d'Arco" (Joan of Arc) diretto da Victor Fleming del 1948

(cliccare sull'immagine per il video, per la verità, non di altissima qualità)


(versione in inglese)

Card. Burke: "L’Irlanda ha sfidato Dio votando a favore del matrimonio gay”

Esattamente una settimana fa si consumava la tragedia irlandese, ovvero di un Paese ex cattolico – e che magari cattolico sino al midollo non lo è mai stato davvero come ci ricorda lo stesso Messori in una recente intervista (vqui e qui), sebbene non siano mancate autentiche e straordinarie conversioni come quella di Oscar Wilde (v. qui) ed apparizioni della Vergine pure nel XIX sec. (vqui) – che ha deciso, in maniera schiacciante, di virare verso il riconoscimento a pieno titolo delle nozze omosessuali, dopo che – su iniziativa del governo guidato da Enda Kennym, che pur si professa “cattolico praticante” (non osiamo immaginare “praticante” in che cosa, visto il suo allontanamento dalla fede! vqui) – era stata varata, ad inizio 2015, la normativa che consentiva alle coppie omosessuali persino di poter adottare. Dicevamo di questo referendum, per la verità, in se stesso, un po’ farsesco (come pure è stato notato: vqui), ma che tuttavia – e questo è stato trascurato – assumeva dei profondi significati politici (vqui e qui). Non solo per quel paese, ma per tutta l’Europa. Italia compresa, che forse è il vero obiettivo della campagna (vquiqui e qui). 
In effetti, se si fosse trattata di una vicenda solo interna, non si comprende il motivo di uno spiegamento di propaganda così intenso, tanto da indurre gli emigrati irlandesi a tornare in madrepatria per esercitare il sacrosanto diritto di voto (vqui) e da indurre ad una manipolazione della campagna elettorale (v. qui), in cui è stato impedito ai contrari al referendum di svolgere la propria campagna (vqui e qui), in cui ha inciso pure la questione pedofilia nella Chiesa (vqui) ed in cui la stessa Chiesa non si è mostrata molto determinata e decisa come avrebbe dovuto (vquiqui e qui l’analisi del prof. De Mattei, tradotta anche in inglese qui). Insomma, uno spiegamento di forze così massiccio non può essere occasionale, ma deve rispondere a precise logiche. Politiche. Da invocare peraltro anche in altri Stati: Italia in primis, dove, non a caso, subito, nel commentare l’esito di quel referendum, ci si è affrettati a dire che presto si sarebbe accodata ai paesi che riconoscono giuridicamente queste unioni (un’esigua minoranza in tutto il globo!) (vqui e qui).
Sempre in questa settimana, peraltro, dopo una timidissima ed occasionale, quanto isolata presa di posizione verbale del Segretario di Stato (vqui e qui) – che certi giornalisti vorrebbero quasi “concordata” con più alte sfere od esprimente il pensiero altrui (vqui) – e dopo un’altra presa di posizione, ambigua ed equivoca, di mons. Galantino, attuale segretario generale della CEI, che, in stile cerchiobottista, invitava a "né arroganze né ritirate" (vqui), è giunta quella chiara e decisa del card. Burke. Dio sa quanto ne avevamo bisogno! Del resto, proprio in questa ultima settimana di maggio si è appreso di una sorta di “conciliabolo” segreto, per pochi eletti ed illuminati, tenutosi a porte chiuse all’Università Gregoriana (la notizia era stata data qui. L’elenco dei "sovvertitori della Parola di Dio" è quiV. anche quiquiqui e qui. Per un commento simpatico, vqui), con l’intento di orientare il prossimo sinodo e che rafforza l’orientamento germanico, sebbene non più unanime (vqui); e di un articolo su Avvenire che dettava il manuale per la legittimazione delle unioni omosessuali in Italia - a condizione che non si usi l’etichetta "matrimonio" (sic!) (vqui).
In questo contesto di grande confusione, in cui chi dovrebbe parlare preferisce invece denunciare i mali sociali (povertà …. economica, ed altri mali affini: vqui) e non già come la corruzione morale di cui questo referendum e ciò che si è svolto sono espressione, dicevamo in questo contesto giungono salutari le parole – le uniche chiare – del card. Burke, che, nell’odierna ricorrenza dei SS. Ferdinando III il Cattolico, re di León e Castiglia, e la Pucelle d’Orléans, Giovanna d’Arco – due santi combattenti – volentieri rilanciamo in lingua inglese, rinviando – per il testo italiano – al consueto Chiesa e post concilio.

Anonimo, S. Ferdinando III di Castiglia, 1620 circa, Ayuntamiento de Sevilla, Siviglia

Francisco Pacheco, S. Ferdinando ottiene le chiavi della città da Axafat, ultimo governatore moro di Siviglia, e dai giudei, 1634, Cattedrale, Siviglia


Charles-Joseph Flipart, La riconquista di Siviglia da parte di S. Ferdinando III, XVIII sec., Museo del Prado, Madrid


Bartolomé Esteban Murillo, S. Ferdinando III, 1672, Museo del Prado, Madrid

Juan de Miranda, S. Ferdinando riceve gli ambasciatori di Mohamed re di Baeza, 1760, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid


Jean-Auguste-Dominique Ingres, Giovanna d’Arco all’incoronazione di Carlo VII, 1854, Musée du Louvre, Parigi

Hermann Anton Stilke, S. Giovanna d’Arco muore sul rogo, 1843, Hermitage, San Pietroburgo

Louis Cazottes,Trionfo di Giovanna D’Arco, 1929, collezione privata

A queste salutari parole del cardinale, si aggiungano le notizie positive, che ci fanno ben sperare, che ci pervengono dalla Polonia, dove ha vinto le elezioni presidenziali un candidato autenticamente cattolico, Andrzej Duda, contrario all'agenda omosessualistica europea (tanto da schoccare l'Europa!!!! v. qui) e che, da vero cattolico praticante (non alla maniera del premier irlandese, s'intende!), appena eletto, si è recato ad onorare Dio ed impetrare il suo aiuto per questo suo ufficio (v. qui). Che Dio lo assista!




Ireland ‘defied God’ by voting for gay ‘marriage’: Cardinal Burke

Pete Baklinski


OXFORD, May 28, 2015 (LifeSiteNews.com) -- Cardinal Raymond Burke lamented how formerly Catholic Ireland has gone further than the pagans in the pre-Christian days of old and “defied God” by calling homosexual behavior “marriage” in the referendum last week.
“I mean, this is a defiance of God. It’s just incredible. Pagans may have tolerated homosexual behaviours, they never dared to say this was marriage,” he told the Newman Society, Oxford University’s Catholic organization, in an address Wednesday about the intellectual heritage of Pope Benedict XVI. The Tablet, Britain’s liberal Catholic newspaper, reported his remarks.
On Friday, 1.2 million Irish people voted to amend the country’s constitution to say: “Marriage may be contracted in accordance with law by two persons without distinction as to their sex.” A little over 734,000 people voted against the proposal. 
Burke said that he could not understand “any nation redefining marriage.”
The cardinal also emphasized the important role that parents play in protecting their children in a culture increasingly hostile to God’s laws. “The culture is thoroughly corrupted, if I may say so, and the children are being exposed to this, especially through the internet,” he said. One practical piece of advice that he offered families was to put computers in public areas to prevent children from “imbib[ing] this poison that’s out there.”
During the same Oxford visit, but during a homily at a Mass the day before, Burke called marriage between a man and woman a “fundamental truth” that has been “ignored, defied, and violated.”
Burke warned during the homily of the dangers of “various ideological currents” and of “human deception and trickery which strives to lead us into error.”

venerdì 29 maggio 2015

Card. Raymond Leo Burke: “Sul matrimonio cristiano il Papa esercita il suo potere con totale obbedienza a Cristo e non può prendere provvedimenti contro la verità di Cristo, appellandosi ad una potestà assoluta e perciò arbitraria”

Avevamo, in precedenti post, dato la notizia dell’intervento del card. Burke a Trieste. Di quest’evento avevamo anche postato alcune fotografie tratte dal triestino Il Piccolo (v. qui).
Ora abbiamo a disposizione il testo del suo intervento, che è stato pazientemente registrato e sbobinato e diffuso dall’immancabile Chiesa e post concilio. Ne pubblichiamo solo uno stralcio, rinviando per il testo intero al suddetto sito (il link è indicato a fondo pagina).
Significativa è comunque la denuncia del rischio di sentimentalismo, ovvero di quell’idea distorta di misericordia, attenta più alle esigenze terrene (la felicità in questa vita) che alla vita eterna (la felicità nell’altra!).

Il card. Raymond Leo Burke a Trieste: “Il matrimonio cristiano nella dottrina e nella pastorale”

Il testo che segue è frutto del paziente sbobinamento di uno dei nostri collaboratori: Silvio Brachetta, che ringraziamo di cuore. Silvio è anche autore di un articolo, riguardante l'evento, apparso su Vita Nuova del 22/5/2015 (cfr. immagine: cliccare per ingrandire).


Vedi anche la galleria d'immagini del solenne Pontificale di Domenica 17 marzo nella Chiesa della Beata Vergine del Rosario sulla nostra pagina Fb.
Può essere interessante confrontare il testo del Card. Burke con l'altro suo esaustivo intervento a Chester, da noi tradotto qui.
Qui il testo dell'articolo. La relazione del Cardinale a seguire.

La Chiesa deve insegnare la verità sulla bontà del matrimonio e famiglia

Dopo che del cardinale Walter Kasper è stata resa pubblica la conferenza da lui tenuta al Concistoro straordinario dei Cardinali (20-21 febbraio 2014), in preparazione al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, cinque cardinali assieme ad altri quattro studiosi hanno dato alle stampe “Permanere nella verità di Cristo” (Cantagalli), dove le tesi di Kasper sono state formalmente criticate.
Ne ha parlato a Trieste il cardinale americano Raymond Leo Burke - uno degli autori del libro e membro del Sinodo - durante la conferenza del 16 maggio titolata “Il matrimonio cristiano nella dottrina e nella pastorale”, su iniziativa del Coordinamento nazionale del Summorum Pontificum. Il libro - spiega Burke - è stato scritto dopo che Kasper ha inteso mettere «in questione la costante prassi della Chiesa» proponendo, a certe condizioni, l’ammissione al sacramento dell’Eucaristia ai cosiddetti divorziati risposati: tutto ciò è stato da molti percepito come «una rivoluzione nella Chiesa», che non si concilia con l’insegnamento di Benedetto XVI, il quale indicava nel 2005 come errata questa ermeneutica e corretta quella della «riforma nella continuità».
Burke e gli altri coautori non esitano a considerare le tesi di Kasper come una «rottura con la prassi costante della Chiesa in materia», che concede perdono e misericordia in abbondanza, ma solo a coloro che si pentono del male fatto e hanno fermo proposito di abbandonare il peccato. E questo atteggiamento non si trova in genere nei divorziati, che spesso contraggono illecitamente un nuovo matrimonio. La proposta di Kasper, che vorrebbe trovare una via più spedita alle procedure di nullità matrimoniale o una sorta di accettazione dello stato di adulterio, è troppo fondata - a parere di Burke - sul «sentimentalismo» che, pur sembrando «compassionevole» della sofferenza altrui, è invece «profondamente nocivo per la sua mancanza di rispetto per l’oggettiva situazione della persona».
In altre parole, l’ammonimento di Gesù di non dividere ciò che Dio ha unito, non può in alcun modo essere annullato in nome di un mal compreso senso di carità. Al contrario - insiste il cardinale americano - «la Chiesa deve sempre esprimere la carità nella verità» e chiamare, dunque, «le cose con il loro proprio nome». Non solo, ma la gente «ha sete della verità» e desidera l’ordine e la luce, soffocate spesso dalla «confusione e dall’errore». Proprio oggi, in cui «viviamo il tempo di un attacco veramente feroce al matrimonio», la famiglia deve avere un posto centrale nella «nuova evangelizzazione» - già inaugurata da san Giovanni Paolo II - e testimoniare «la bellezza sublime dello stato matrimoniale». Il Papa polacco, nella “Familiaris consortio” (1981), affermava difatti che non ci sarà nessuna evangelizzazione nella società e nella Chiesa medesima (anch’essa fortemente secolarizzata), se prima non sarà la famiglia ad evangelizzare se stessa. Quanto più dovrà farlo, per il fatto che «ora più che mai la Chiesa deve dire la verità».
Verità sull’amore sponsale, sulla castità matrimoniale, sui danni della coabitazione prematrimoniale o, peggio, sul tentativo di equiparare il rapporto omosessuale al matrimonio. Burke è del tutto intenzionato a contrastare la piaga del divorzio, ad esempio, non con la severità, ma ostacolando il relativismo a livello culturale e proponendo la retta formazione della propria coscienza. È soprattutto da evitare, poi, l’atteggiamento di coloro che, «nel nome della tolleranza rimangono zitti», trascurando così di testimoniare il Cristo. (Silvio Brachetta)

giovedì 28 maggio 2015

“Cæléstis doctrínæ prædicatióne plúrimis firmáta miráculis, ac vitæ exémplo sic insulános illos demúlsit, ut eórum plerósque ad christiánam fidem perdúxerit, ac demum regem ipsum, quem, cum innúmero suórum comitátu, sacro fonte lustrávit, summa cum lætítia Berthæ régiæ uxóris, quæ Christiána erat” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI AUGUSTINI A DUROVERNUM CANTIACORUM, EPISCOPI ET CONFESSORIS



Negli ultimi giorni di maggio ricorrono due feste vicine di santi legati alla cattolicità anglosassone. Ieri abbiamo celebrato, in effetti, la memoria di san Beda il Venerabile. Oggi quella del fondatore della Chiesa primaziale di Canterbury, divenuta – ahinoi – dal XVI sec. occupata dagli scismatici anglicani, cioè laici vestiti da vescovi, che non possono vantare – come appurò e dichiarò infallibilmente e dogmaticamente papa Leone XIII con la Lettera Apostolica Apostolicae curae del 13 settembre 1896 – alcuna valida successione e legittimità apostolica, essendosi quella fonte – un tempo così ricca di santità (sulla cattedra di Canterbury, tanto per citare due nomi, sedettero sant'Anselmo e san Tommaso martire) – completamente prosciugata e seccata. E la miglior riprova di tale prosciugamento è l’«ordinazione» (in realtà invalida e vera e propria carnevalata), conferita nell’ambito di quella congregazione, alle donne.
La festa odierna fu introdotta nel calendario da Leone XIII e, nell’intenzione di questo grande Pontefice, era come un grido di immenso amore ed un tenero appello dalla Chiesa Madre a questa gloriosa isola Britannica così feconda un tempo in santi. Sant’Agostino era un monaco romano, e fu mandato in Inghilterra da san Gregorio Magno, con quaranta dei suoi compagni, per convertire questo regno alla fede. Il successo superò di molto le attese del Papa, perché Dio autenticò la predicazione di Agostino con un così grande numero di miracoli che pareva si fosse tornati al tempo degli Apostoli. Il re della Kent, Etelberto, accompagnato dai grandi della sua corte, ricevé il battesimo dalle mani del Santo che, un giorno di Natale, battezzò in un fiume migliaia di persone. A coloro che erano malati, le onde battesimali donarono la salute dei corpi ed allo stesso tempo quella delle anime. Su ordine di san Gregorio, Agostino fu consacrato primo vescovo degli inglesi da Virgilio di Arles. Ritornato poi nel Gran Bretagna, consacrò altri vescovi per altre sedi e stabilì la sua sede primaziale a Canterbury, dove eresse anche un celebre monastero. Morì il 26 maggio 604 o 605 e ricevette immediatamente il culto dei santi.
Come durante la sua vita san Gregorio aveva condiviso la consolazione del suo discepolo Agostino all’epoca della rigenerazione cristiana di tutto questo fiorente regno, dopo la sua morte fu associato anche ai suoi meriti, ed è soprattutto dagli Inglesi che fu proclamato l’Apostolo dell’Inghilterra; questo titolo onorifico si trova anche nell’epigrafe tombale di san Gregorio:

AD • CHRISTVM • ANGLOS • CONVERTIT • PIETATE • MAGISTRA
ADQVIRENS • FIDEI • AGMINA • GENTE • NOVA

Gli Inglesi attribuiscono anche la gloria della loro conversione al patriarca san Benedetto la cui Regola fu introdotta presso loro da Agostino e dai suoi compagni. Ecco come si esprime questo proposito sant’Adelmo: Hujus (Benedicti) alumnorum numéro glomeramus ovantes … A quo iam nobis baptismi gratia fluxit Atque Magistrorum (Agostino ed i 40 monaci) veneranda caterva cucurrit.
La lettura evangelica, nella festa di questo grande apostolo dell’Inghilterra, non può essere altra che quella che si presenta al tempo della solennità dei primi compagni degli apostoli: Marco, Luca, Tito, ecc. La predicazione di Agostino, come quella dei primi Apostoli a cui Gesù, nel vangelo di questo giorno, ordina di fare dei miracoli e di guarire i malati, fu autenticata dal Signore con numerosi prodigi. La fama di questi giunse fino a san Gregorio a Roma e si ama vedere l’umilissimo Pontefice, scrivendo al suo discepolo, esortarlo a conservare la virtù di umiltà, malgrado la grandezza dei miracoli che operava (Registr. XI, Ep. 28, in PL 77, col. 1138).
Significativa, nella colletta sulle oblazioni di quest’oggi, la chiara allusione alla conversione, tanto desiderata dalla Chiesa, dell’Inghilterra alla fede dei suoi padri ed all’invalidità dell’eucaristia e delle ordinazioni presso gli Anglicani.
Non sapremmo separarci oggi da sant’Agostino senza rievocare la scena suggestiva ed impressionante del suo primo approdo in Inghilterra. Mentre i Barbari mettevano sottosopra l’Italia, bruciavano le chiese e massacravano i vescovi, Gregorio Magno decise un colpo audace. Mandò le sue pacifiche truppe conquistatrici nella lontana Bretagna, là dove i Cesari stessi non avevano potuto stabilire mai solidamente le aquile romane. Il gruppo salmodiante dei quaranta monaci missionari pose dunque, coraggioso, il piede sul suolo inglese, e prendendo possesso nel nome della Chiesa cattolica, si mise in ordine di processione. Il devoto corteo è preceduto da una croce d’argento e da un’immagine del Divin Salvatore seguito da Agostino e dai monaci che cantavano questa bella preghiera romana della processione dei Robigalia: Deprecamur te, Domine, in omni misericordia tua, ut auferatur furor tuus et ira tua a civitate ista et de domo sancta tua, quia peccavimus tibi. Ci fu mai conquista più pacifica di quella?




Cappella dei SS. Gregorio Magno ed Agostino, Cattedrale cattolica di Westminster, Londra

Non Angli sed Angeli si Christiani. S. Agostino istituisce i pueri cantores, Cappella dei SS. Gregorio Magno ed Agostino, Cattedrale cattolica di Westminster, Londra 

  

Conferenza di don Nicola Bux a Staggia Senese - 4 giugno 2015


LO SPLENDORE DELLA LITURGIA

Come accostarsi ai sacramenti senza ridurli a show

Don Nicola Bux, liturgista
Staggia Senese (SI)

Giovedì 4 giugno 2015

Il Centro Culturale “Amici del Timone” di Staggia Senese organizza per giovedì 4 giugno ore 21.00 un incontro dal titolo “Lo splendore della liturgia: come accostarsi ai sacramenti senza ridurli a show”.
Ospite speciale Don Nicola Bux, liturgista. Professore di liturgia orientale e di teologia dei sacramenti. Consulente della rivista “Communio”, consultore delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e per le Cause dei Santi e dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Dirige sul Timone la rubrica “Il mondo del sacro”. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Chiesa e Liturgia”.
Nell’occasione saranno disponibili il libro “Nardo ed Alabastro” (Lalli Editore) di cui don Nicola Bux ha firmato la prefazione e il Cd-Workshop “Un Giubilo nel Cuore” (ed. Shelve).

L’incontro si svolgerà nei locali con accesso da Piazza Grazzini, 5 - Staggia Senese. Ingresso gratuito.

“Prophetíæ dono fuit illústris, et in animórum sénsibus penetrándis mirífice enítuit. Virginitátem perpétuo illibátam servávit; idque assecútus est, ut eos qui puritátem cólerent, ex odóre, qui vero secus, ex fœtóre dignósceret. Abséntibus intérdum appáruit, iísque periclitántibus opem tulit. Ægrótos plúrimos et morti próximos sanitáti restítuit. Mórtuum quoque ad vitam revocávit. Cæléstium spirítuum et ipsíus Deíparæ Vírginis frequénter fuit apparitióne dignátus, ac plurimórum ánimas splendóre circumfúsas in cælum conscéndere vidit” (Lect. VI – II Noct.) - SANCTI PHILIPPI NERII, CONFESSORIS

Questo santo sacerdote (+ 1591), che, durante quasi mezzo secolo, esercitò a Roma il ministero apostolico e, in mezzo a leggerezze e corruzioni, divenne l’oracolo dei Pontefici, dei cardinali e dei personaggi più insigni del suo tempo, ha ben meritato dalla Sede apostolica che, fino a questi ultimi anni, la sua festa fosse assimilata alle domeniche nella Città eterna, ed il Pontefice stesso, in corteo di gala, andava a celebrare i divini misteri sul sepolcro del Santo a Santa Maria in Vallicella.
È quasi impossibile parlare brevemente dei meriti di san Filippo e del ruolo importante che ebbe nella riforma ecclesiastica del XVI sec. 
Amico di san Carlo e del cardinale Federico Borromeo, confessore del san Camillo e di sant’Ignazio, padre spirituale del Baronio, confessore di Clemente VIII, si può dire che la sua influenza salutare si distese a tutti i diversi aspetti della riforma, in modo che, quand’anche se si potesse fare astrazione della sua santità, l’attività di san Filippo gli avrebbe meritato senza dubbio un posto di onore nella storia del XVI sec.
Per la fondazione della Congregazione dei Sacerdoti dell’Oratorio, Filippo, in un campo probabilmente molto più ristretto e con le vedute un po’ diverse, si propose anche lo stesso scopo di sant’Ignazio: quello di riportare alla fede religiosa la società cristiana, mediante la frequentazione dei Sacramenti e l’insegnamento del catechismo.
Mentre in Germania i protestanti accusavano la Chiesa cattolica di avere sottratto la Bibbia al popolo, san Filippo ordinava che, nella sua chiesa di San Girolamo, si commentasse l’epistola di san Paolo ai Romani; rispose alle centurie di Magdeburgo imponendo a Baronio di esporre a cinque o sei riprese nelle sue conferenze della sera la storia della chiesa, poi di pubblicare questi studi che riempiono dodici grossi volumi.
L’eresia luterana, coi suoi errori sulla grazia ed il libero arbitro, aveva prosciugato le sorgenti stesse della gioia; san Filippo, mediante le sue serate musicali e poetiche, che presero allora il loro nome di oratorio dal luogo dove il santo li faceva eseguire; per le sue ricreazioni sul Gianicolo, dove, all’ombra di una quercia, si faceva saggiamente bambino coi bambini; per i suoi pellegrinaggi ai sepolcri dei martiri ed alle sette principali chiese della Città eterna, restituì alla vita cattolica la sua vera tonalità, quella che esigeva tanto san Paolo quando scriveva ai suoi fedeli: Gaudete in Domino semper; iterum dico: gaudete.
Molto penitente e duro con se stesso, Filippo era dolce con gli altri ed, all’occorrenza, anche burlesco, anticipando nella pratica ciò che, qualche tempo più tardi, doveva insegnare san Francesco di Sales, vale a dire che un santo triste è un triste santo. Quando vi era l’occasione, san Filippo sapeva risuscitare anche i morti, ascoltare la loro confessione, chiacchierare con essi, e, a loro domanda, renderli, con un segno di croce, all’eternità. Ed affinché la novità di tali prodigi non gli conciliasse l’ammirazione del popolo, amava comportarsi in modo da rendersi disprezzabile e farsi passare per insensato; è così che, ad es., il giorno della festa di san Pietro in Vincoli, si mise a danzare davanti alla basilica che aveva questo nome.
All’offerta della porpora cardinalizia, che gli era stata fatta tante volte dai papi, Filippo oppose sempre un rifiuto senza replica; egli seppe ispirare sì felicemente a quello stesso spirito di umiltà i suoi discepoli, specialmente il Tarugi ed il Baronio, che, quando quest’ultimo fu creato cardinale del titolo dei Santi Nereo ed Achilleo dal papa Clemente VIII del quale era confessore, si dovette spogliarlo con la forza dei suoi vecchi vestiti di oratoriano, nella stessa sagrestia della Vallicella, per rivestirlo, suo malgrado, della tonaca rossa e del rocchetto, secondo gli ordini del Pontefice.
Morto a Roma il 26 maggio 1595, giorno del Corpus Domini, fu canonizzato da Gregorio XV nel 1622 ed iscritto nel calendario romano nel 1625 da Urbano VIII come festa semidoppia ad libitum. Lo stesso papa ne introdusse l’ufficio nel Breviario romano. Alessandro VII elevò la sua festa al rango di semidoppia di precetto nel 1657 e Clemente XI l’elevò a rito doppio nel 1669. Alessandro VIII dotò la festa di una messa propria nel 1690.
La messa ha certe parti proprie, ma quest’eccezione fu fatta a proposito, per introdurre, per colui che aveva tanto e ben meritato della santa liturgia e che, nell’incendio del divino amore che liquefaceva il suo cuore, aveva costume di impiegare tre ore a celebrare i divini Misteri.
L’Introito è lo stesso del sabato dopo la Pentecoste; contiene un’allusione evidente al prodigio verificatosi, nel 1544, nel cimitero ad Catacumbas, mentre Filippo, pregando durante la notte in queste cripte dei martiri, lo Spirito Santo scese su lui. Da allora, il cuore arroventato del Santo cominciò a battere così fortemente per Dio che molte delle sue costole si sollevarono e si arcuarono.
Il versetto alleluiatico torna sul miracolo del cimitero ad Catacumbas.
Pure l’antifona dell’offertorio torna sul fenomeno della dilatazione e della curvatura delle costole di san Filippo, conseguenza dei violenti battiti del suo cuore. Per questa dilatazione del cuore di cui parla il Salmista, bisogna intendere questo: ciò che si trova difficile all’inizio, nella vita spirituale, lo si fa poi senza pena, ed anche con un’inesprimibile gioia, grazie alla buona abitudine contratta, ed alla divina carità sparsa nell’anima dallo Spirito Santo. Difatti, è nella natura dell’amore di lavorare, di sacrificarsi, senza stancarsi mai.
Una sentenza di san Filippo è memorabile tra tutte: mettendo due dita sulla fronte dei suoi discepoli, diceva che la santità è tutta compresa in questo piccolo spazio, perché tutto consiste nel mortificare la ragione.

Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, S. Filippo Neri, 1656, Museo di Stato, San Marino


Guido Reni, Visione di S. Filippo Neri, 1614, Cappella di S. Filippo Neri, Chiesa Nuova (Basilica di S. Maria in Vallicella), Roma

Carlo Maratta, La Vergine appare a S. Filippo, 1675, Palazzo Pitti, Firenze

Giuseppe Passeri, Visione di S. Filippo, 1700 circa, Fitzwilliam Museum, Cambridge

Gaetano Lapis, S. Filippo Neri e l'angelo, 1745, chiesa di S. Nicola, Scheggino

Gaetano Lapis, Estasi di S. Filippo Neri, 1754

Liberale Cozza, San Filippo Neri invita i fanciulli a venerare la Madonna, 1811, chiesa di S. Giacomo, Brescia

Ambito pesarese, S. Filippo Neri, XIX sec., museo diocesano, Pesaro

Joan Llimona, S. Filippo Neri durante la consacrazione della Messa, 1902, chiesa di San Felipe Neri, Barcellona





Cappella di S. Filippo Neri con tomba del Santo, Basilica di S. Maria in Vallicella, Roma


Tomba del Santo, Cappella di S. Filippo Neri, Basilica di S. Maria in Vallicella, Roma